mercoledì 22 dicembre 2010

uso dei pronomi

"Non *lo so se sapevi gia, per questo ti Ø comunico"

Gli errori nell'uso dei pronomi sono una costante nella produzione orale e scritta di studenti brasiliani.
Vediamo di esaminare la frase citata.

Vediamo anzitutto la frase "non lo so" in usata in modo incorretto.
Questa frase è assimilata quasi subito dagli studenti grazie alla corrispondenza con la regola portoghese-brasiliana dell'attrazione del pronome da parte della negazione e viene usata a proposito e anche, come in questo, a sproposito.
Infatti, anche se in italiano, nel linguaggio parlato, si può usare un pronome prima dell'oggetto a cui si riferisce come in:
"L'ho preso il tuo libro."
in questo caso il pronome 'lo' andrebbe comunque inserito prima del verbo che regge la frase subordinata e quindi:
"non so se lo sapevi già..."

La seconda parte della frase mostra invece un altro errore comune costituito dall'omissione del pronome,la frase:
"per questo ti Ø comunico"
è incompleta e ambigua per un italiano che rimarrà in attesa della comunicazione annunciata senza capire che si tratta invece di quanto già detto.
La frase corretta è:
"...per questo te lo comunico"
o meglio
"... per questo te lo dico"
visto che in italiano il verbo 'comunicare' è formale e burocratico.

martedì 21 dicembre 2010

"se", "sé", "si" o "sì"

"per sapere *si [i corsi] continuano".
Lo scambio di 'se' con 'si' è un'altro errore comune tra gli studenti brasiliani.
Le cause accertate sono
anzitutto l'abitudine fonologica (di cui si è già detto) della riduzione vocalica finale atona in portoghese e
la confusione regnante tra 'se', 'si' e 'sì'.

Vediamo di chiarire:
(usando l'ottimo Sabatini Coletti online)
'se' = congiunzione ipotetica che, come in portoghese, introduce un'ipotesi
"se fossi bello non sarei io"
se fossi bonito não seria eu

'sé' = pronome personale che corrisponde al 'si' in portoghese come in
"è arrabbiato con sé"
está brabo consigo (mesmo)
oppure
"è arrabbiato con se stesso" (senza accento in questo caso)

'si' = pronome personale riflessivo
"lui si sente isolato"
ele se sente isolado
e finalmente

'sì' = avverbio di affermazione che corrisponde al sim portoghese.

La confusione comunque è quasi sempre limitata al 'se' ipotetico e al pronome riflessivo 'si'.

Ebbene in italiano:
'sE' è ipotesi e
'sI' è pronome riflessivo.

(il pronome 'sé' preceduto da preposizione non viene - quasi - mai confuso)

lunedì 20 dicembre 2010

pensare 'di' o pensare 'a'

"pensavo *tefelonare *per la società"
Ecco un'altra traduzione letterale
"estava pensando (em) ligar para a sociedade"
che provoca due errori di cui uno grave. Con grave si intende l'interruzione della comunicazione o il travisamento del significato.

Il verbo 'pensare' non regge quasi mai un oggetto tranne nel caso di frasi fatte quali: "io la penso così".

Il verbo 'pensare' regge sempre una subordinata esplicita:
"io penso che..."
oppure, come nel nostro caso, implicita:
"io penso di ..." .

Quando invece "pensa a qualcosa" ecco appunto la preposizione a che precede la cosa a cui si pensa.

Nel nostro esempio si tratta di una subordinata con lo stesso soggetto della reggente: "(io) penso di (io) telefonare..."

L'errore che abbiamo definito grave è invece l'uso della preposizione per invece della coretta a.

Cosa succede?
Usando la preposizione a indico giustamente il destinatario della telefonata.
Usando invece per, in italiano si capirebbe che la telefonata è fatta per conto della società e non alla società.
O in altro caso si capirebbe che la società è l'argomento della telefonata.

domenica 19 dicembre 2010

"avere" o "essere" (questo è il problema...)

"mi ha detto che il corso *aveva *gia cominciato"
L'uso errato degli ausiliari è anch'esso un'errore comune.
Vi sono due verbi con i quali lo studente di solito si perde più del normale.
Stiamo parlando di 'finire' e 'cominciare'. Infatti questi due verbi, con pochi altri, hanno la caratteristica di utilizzare, nei tempi composti, sia l'ausiliare 'essere' che l'ausiliare 'avere'.
Quando si usa 'essere' e quando 'avere'?
In realtà, con questi due verbi, la spiegazione è facile.
"Io finisco la lezione"
"La lezione finisce alle 9"
al passato:
"io ho finito la lezione"
"la lezione è finita alle 9"
Basta osservare che nel primo caso abbiamo un soggetto, il verbo 'finire' e un oggetto.
Ebbene quando c'è un oggetto (e quindi il verbo è transitivo) si deve usare l'ausiliare 'avere'
(anzi, ricordiamo che nei tempi composti l'ausiliare 'avere' si usa solo con verbi transitivi)
nell'altro caso, visto che 'finire' ha un valore intransitivo si deve usare il verbo 'essere'.
Con il verbo 'cominciare' è la stessa cosa:
"ho cominciato la lezione alle nove"
"il film è cominciato alle nove".

sabato 18 dicembre 2010

"provare il gelato" e "provare a ..."

"Ho anche provato Ø fare la mia *iscrizioni"

[ricordo che il simbolo Ø è un segno per evidenziare la mancanza di qualcosa, in questo caso di una preposizione e il simbolo * indica una parola errata o non esistente]

Abbiamo qui due errori di interferenza dal portoghese brasiliano:
uno sintattico e cioè l'omissione della preposizione tra il verbo 'provare' e l'infinito seguente.
In portoghese, infatti, il verbo experimentar che quasi sempre traduce l'italiano 'provare' non esige la preposizione:
experimentei fazer minha inscrição ed anche
experimentei uma roupa nova
ebbene in italiano il verbo 'provare' quando seguito da un infinito vuole la preposizione a e quindi la traduzione della prima frase diventa:
"ho provato a fare la mia iscrizione"
[e non "di fare" come spesso si scrive]
mentre la seconda frase in cui l'oggetto è un sostantivo è tradotta pari pari:
"ho provato un vestito nuovo".

Passiamo ora a:
"la mia *iscrizioni"

lo scambio di e con i nelle vocali atone finali è un errore comune e ha, essenzialmente due cause:
- l'insicurezza quanto alla morfologia (cioè non sapere esattamente qual è la vocale che indica il plurale
- l'interferenza della fonologia portoghese brasiliano che tende a trasformare in /i/ (in realtà, fonologicamente è una [I]) la finale /e/ atona.

Ebbene in italiano la vocale finale, anche se atona, è una 'marca' che distingue maschile da femminile e singolare da plurale e quindi oltre ad essere scritta in modo correto deve essere pronunciata chiaramente:
'iscrizione' = parola femminile singolare
'iscrizioni' = parola femminile plurale.

venerdì 17 dicembre 2010

"Aspetto un *ritorno"

ecco un'altra traduzione letterale dal portoghese che, pur essendo quasi comprensibile, è abbastanza strana se non ridicola.
"aguardo retorno" è una espressione fatta, cioè una frase rituale da inserire a fine lettera.
Bisogna fare molta attenzione alle frasi fatte, è raro, molto raro, che una frase fatta in portoghese corrisponda alla semplice traduzione in italiano.
In questi casi, grazie all'internet, si possono verificare le corrispondenti frasi in italiano.
Vediamo:
se io scrivo sun motore di ricerca:
"lettera commerciale",
trovo:
"immagini relative a lettera commerciale",
clicco sulla prima immagine e subito vedo che la chiusura della lettera è:
"in attesa di un vostro gradito riscontro..."
Ecco questa è la classica chiusura di una lettera commerciale o formale in italiano.

giovedì 16 dicembre 2010

"mi piacerebbe *di sapere"

Il verbo 'piacere' è una specie di campo minato per i lusofoni.
Anzitutto bisogna ricordare che pur traducendo perfettamente il 'gostar' portoghese la costruzione è quella di 'agradar' ossia la cosa che piace è il soggetto.
Vediamo degli esempi:
"gostaria de uma cerveja"
deve essere adattato con:
"me agradaria uma cerveja"
e quindi in italiano:
"mi piacerebbe una birra".
Se torniamo all'esempio del titolo, in portoghese:
"gostaria DE saber",
è questa la ragione per cui si trasferisce, erratamente, in italiano la preposizione.
Se invece passiamo da:
"gostaria de saber"
a
"me agradaria saber"
anche se risulta un po' strano in portoghese
è facile passare alla frase corretta in italiano:
"mi piacerebbe sapere".