lunedì 10 gennaio 2011

traduzione "antecedentes criminais" - esempio

I certificati variano da ufficio a ufficio, ma normalmente sono questi i dati riportati:



SERVIZIO PUBBLICO FEDERALE
Ministero della Giustizia –
DIPARTIMENTO DI POLIZIA FEDERALE
UFFICIO DI POLIZIA FEDERALE DI nome città – DPF/PTS/sigla stato


CERTIFICATO DI PRECEDENTI CRIMINALI
[CASELLARIO GIUDIZIARIO CRIMINALE]
numero/anno- DPF/PTS/sigla stato

nome ufficiale, Ufficiale di Polizia Federale, in esercizio presso l’Ufficio di Polizia Federale di nome città, nell’uso delle sue attribuzioni legali e accogliendo la richiesta di Certificato di carichi pendenti, registrata al nº numero / anno e numero, per acquisto di cittadinanza italiana.

Certifica che, fino in data odierna, NON CONSTA nessuna registrazione di precedenti criminali, nel dipartimento di Polizia Federale a carico di nome richiedente, nazionalità brasiliana, figlio (a) di nome del padre e nome della madre, nato (a) il giorno data di nascita, a luogo di nascita / stato della federazione, carta d’identità nº numero carta di identità/sigla stato, Codice Fiscale numero codice, residente in via nome via, numero civico interno numero appartamento, quartiere nome quartiere, CAP numero cap, nome città / stato federativo, telefono numero telefono. Null’altro da dichiarare, sottoscrive il presente certificato.

nome città / stato federativo, data di rilascio.

nome ufficiale

Ufficiale di Polizia Federale
Prima classe – matricola nº numero matricola
CART/DPF/PTS/sigla stato

OSSERVAZIONE: CERTIFICATO VALIDO PER NOVANTA (90) GIORNI.
Rilascio gratuito

(è sempre necessario autenticare la firma dell'ufficiale)
Autentica di firma da parte dell'Ufficio Notarile:
Ufficio Notarile
nome ufficio notarile
indirizzo dell'ufficio notarile



scarica il testo completo aggiornato in pdf

qui

"cosa *me ne dici" oppure "Cosa ne dici"?

"cosa *me ne dici"
L'uso del 'ne' (e del 'ci' che vedremo più avanti) è un altro campo minato per studenti lusofoni.
Esistono vari "ne".
Il "ne" partitivo così chiamato esattamente perché indica "una parte" di qualcosa di cui si parla o si è parlato.
Per esempio:
"Se c'è ancora un po' di torta, me ne puoi dare una fetta?"
si tratta quindi di un pronome oggetto di cui si può separare una parte,
in questi casi si può combinare il pronome indiretto
("mi" nel caso in esempio)
con il pronome "ne"
formando il pronome combinato "me ne".
Nel caso di "dire" però,
anche se il verbo regge un oggetto diretto
tale oggetto non è divisibile e quindi non posso usare il pronome combinato "me ne"
Riassumendo:
se parlo di torta (un esempio ovviamente)
posso dire:
"me ne dai una fetta"
ma se parlo di conversazione o di opinioni
(come nel caso in esempio)
allora non posso usare il pronome combinato e dovrò invcece dire:
"cosa mi dici"
oppure
"cosa ne dici".

giovedì 30 dicembre 2010

"due problemi" o "due *problema"

"abbiamo due *problema".
Un errore non molto comune, ma che appare in produzioni scritte non 'sorvegliate', cioè non curate, per fretta o confidenza con il destinatario.
Ebbene le parole maschili che terminano
con - a - al singolare
(e che sono praticamente le stesse in italiano e in portoghese)
in italiano hanno il plurale in - i -.
quindi
problema, panorama ecc.
al plurale sono
problemi, panorami ecc.
Attenzione però alle parole che sono uguali al singolare sia al maschile che al femminile.
Stiamo parlando di
giornalista, pianista, ecc.
ebbene al plurale seguono la regola e quindi
i giornalisti, i pianisti,ecc.
ma
le giornaliste, le pianiste, ecc.

[ricordiamo che la stessa cosa succede con parole che terminano in - e - e possono avere due generi come per esempio
insegnante
che diventa
gli insegnanti
e
le insegnanti]

mercoledì 29 dicembre 2010

"*oggi sera" o "stasera"

"vado oggi sera"

"*Oggi sera"
traduzione letterale di
"hoje a noite"
semplicemente non esiste in italiano.
Ogni volta che si vuole aggiungere una parte del giorno al sostantivo 'oggi' si deve usare:
'questo/a'
e quindi
"questa sera" e "questo pomeriggio"
oppure, meglio ancora, la forma contratta:
"stanotte", "stasera" e "stamattina"

(non esiste però "*stopomeriggio", al massimo, nell'italiano regionale si può dire "'sto pomeriggio")

quindi
le espressioni portoghesi:
hoje de manhã
hoje a tarde
hoje a noite


vanno rese in italiano con

stamattina
stasera
stanotte


(va ricordato però che notte non corrisponde, dal punto di vists del significato, a noite, perché mentre in portoghese si può dire:
"vamos sair hoije a noite?"
la traduzione deve essere:
"usciamo stasera?"
infatti con 'notte' in italiano, si intende il periodo di riposo notturno.)

martedì 28 dicembre 2010

"*quello ragazzo" o "quel ragazzo"??

"*quello ragazzo che ha parlato con te"

l'uso dell'aggettivo 'quello' fa parte delle difficoltà degli studenti brasiliani di italiano.

Ricapitoliamo:

esistono pronomi e aggettivi dimostrattivi.

i pronomi dimostrativi sono:
quello, quella, quelli e quelle e si accordano, come in portoghese, con i nomi che sostituiscono:

"prendo il tuo libro, quello che hai comprato a Roma"
"è la ragazza di Marco, quella che è venuta a cena con noi domenica scorsa"
"mi piacciono i cioccolatini, soprattutto quelli al caffè"
"comprami due scatole di tonno, ma non quelle che hai comprato l'altra volta"

gli aggettivi dimostrativi, come i pronomi, si accordano con i sostantivi ad essi collegati, ma:

l'aggettivo dimostrativo singolare maschile può essere:
quel, quell', quello
perchè?
perché, in pratica, si comporta come l'articolo determinativo italiano e quindi:
il ragazzo - quel ragazzo
l'albero - quell'albero
lo sport - quello sport

quindi la frase in esame deve essere:

"quel ragazzo che ha parlato con te".

Naturalmente anche gli altri aggettivi dimostrativi si comportano allo stesso modo:

"quella ragazza"
"quell'impicciona"
"quelle penne"

e

"quei ragazzi"
"quegli alberi"
"quegli sport".

lunedì 27 dicembre 2010

"conosceva" o "conoscevo". e l'uso di "già"

"Ho parlato con Gustavo (*già lo *conosceva)"
traduzione, praticamente letterale della frase in portoghese
"Falei com Gustavo (jà conhecia ele)"

Si tratta di un altro errore comune causato da interferenza:
la sovra-estensione della terminazione della terza persona singolare sulla prima persona, comune, in modo speciale, con l'imperfetto e cioè:

"*già lo *conosceva"

invece di

"*già lo conoscevo"

E' un errore che può sembrare banale ma che, soprattutto nel parlato, può creare equivoci e incomprensioni:
"chi è che conosce Gustavo?"

Dall'asterisco davanti a 'già' sappiamo che anche lì c'è un errore e cioè la posizione dell'avverbio 'già' che deve seguire e non precedere il verbo:

"lo conoscevo già"

l'eccezione a questa regola la troviamo nei tempi composti con i quali 'già' va inserito tra ausiliare e participio passato:
"ho già mangiato"

l'uso di 'già' ad inizio frase corrisposnde ad un altro significato:
"già dalla tua faccia ho capito che non vuoi venire"
ossia
"anche solo dalla tua faccia ho capito che non vuoi venire"

domenica 26 dicembre 2010

"buono" o "bello"

"molto *buona questa lezione"

L'uso di buono o bello è un altro argomento difficile per gli studenti.
In questi casi, purtroppo, il dizionario non aiuta molto data la quantità di esempi possibili.

(suggerisco comunque di leggere con attenzione i numerosi esempi del Sabatini Coletti online per

buono

e
bello


Le indicazioni possibili,
da allargare costantemente,
sono che 'buono' deriva, essenzialmente, da 'bontà' e quindi useremo 'buono' per tutto quello che è relativo alla bontà:
un buon amico, un buon padre ecc.

Useremo 'bravo' per tutto ciò che si riferisce a capacità:
un bravo medico, un bravo collega
anche se in questi casi si può,
volendo enfatizzare l'apprezzamento,
dire un buon medico e un buon collega.

'buono' va usato anche per definire un alimento gradevole

Si usa 'bello' invece per tutto ciò che è esteticamente apprezzato, ma il concetto di esteticamente apprezzabile è molto più ampio in italiano e diremo quindi
una bella giornata
il bel tempo
ecc.

e diremo quindi tornando alla nostra frase,

"molto bella questa lezione"

Ultimo suggerimento:
per non incappare in frasi ridicole o incomprensibili,
si può evitare di usare 'buono' e 'bello' quando si hanno dei dubbi e ricorrere invece ad aggettivi più specifici
come per esempio
"molto interessante questa lezione"