sabato 18 dicembre 2010

"provare il gelato" e "provare a ..."

"Ho anche provato Ø fare la mia *iscrizioni"

[ricordo che il simbolo Ø è un segno per evidenziare la mancanza di qualcosa, in questo caso di una preposizione e il simbolo * indica una parola errata o non esistente]

Abbiamo qui due errori di interferenza dal portoghese brasiliano:
uno sintattico e cioè l'omissione della preposizione tra il verbo 'provare' e l'infinito seguente.
In portoghese, infatti, il verbo experimentar che quasi sempre traduce l'italiano 'provare' non esige la preposizione:
experimentei fazer minha inscrição ed anche
experimentei uma roupa nova
ebbene in italiano il verbo 'provare' quando seguito da un infinito vuole la preposizione a e quindi la traduzione della prima frase diventa:
"ho provato a fare la mia iscrizione"
[e non "di fare" come spesso si scrive]
mentre la seconda frase in cui l'oggetto è un sostantivo è tradotta pari pari:
"ho provato un vestito nuovo".

Passiamo ora a:
"la mia *iscrizioni"

lo scambio di e con i nelle vocali atone finali è un errore comune e ha, essenzialmente due cause:
- l'insicurezza quanto alla morfologia (cioè non sapere esattamente qual è la vocale che indica il plurale
- l'interferenza della fonologia portoghese brasiliano che tende a trasformare in /i/ (in realtà, fonologicamente è una [I]) la finale /e/ atona.

Ebbene in italiano la vocale finale, anche se atona, è una 'marca' che distingue maschile da femminile e singolare da plurale e quindi oltre ad essere scritta in modo correto deve essere pronunciata chiaramente:
'iscrizione' = parola femminile singolare
'iscrizioni' = parola femminile plurale.

venerdì 17 dicembre 2010

"Aspetto un *ritorno"

ecco un'altra traduzione letterale dal portoghese che, pur essendo quasi comprensibile, è abbastanza strana se non ridicola.
"aguardo retorno" è una espressione fatta, cioè una frase rituale da inserire a fine lettera.
Bisogna fare molta attenzione alle frasi fatte, è raro, molto raro, che una frase fatta in portoghese corrisponda alla semplice traduzione in italiano.
In questi casi, grazie all'internet, si possono verificare le corrispondenti frasi in italiano.
Vediamo:
se io scrivo sun motore di ricerca:
"lettera commerciale",
trovo:
"immagini relative a lettera commerciale",
clicco sulla prima immagine e subito vedo che la chiusura della lettera è:
"in attesa di un vostro gradito riscontro..."
Ecco questa è la classica chiusura di una lettera commerciale o formale in italiano.

giovedì 16 dicembre 2010

"mi piacerebbe *di sapere"

Il verbo 'piacere' è una specie di campo minato per i lusofoni.
Anzitutto bisogna ricordare che pur traducendo perfettamente il 'gostar' portoghese la costruzione è quella di 'agradar' ossia la cosa che piace è il soggetto.
Vediamo degli esempi:
"gostaria de uma cerveja"
deve essere adattato con:
"me agradaria uma cerveja"
e quindi in italiano:
"mi piacerebbe una birra".
Se torniamo all'esempio del titolo, in portoghese:
"gostaria DE saber",
è questa la ragione per cui si trasferisce, erratamente, in italiano la preposizione.
Se invece passiamo da:
"gostaria de saber"
a
"me agradaria saber"
anche se risulta un po' strano in portoghese
è facile passare alla frase corretta in italiano:
"mi piacerebbe sapere".

mercoledì 15 dicembre 2010

*volevo riuscire Ø fare

la frase:
"*volevo riuscire Ø fare"
contiene due errori:
uno di concordanza di tempi e cioè l'uso di 'volevo', un imperfetto, per rendere un'azione conclusa nel passato.
Si dovrebbe scrivere:
"avrei voluto riuscire...",
ho usato "dovrebbe" perché comunque l'uso dell'imperfetto in casi come questi, pur essendo errato (ed è bene che lo straniero lo sappia) è usato nel linguaggio colloquiale in italiano,
l'altro errore, questo più grave perché può creare ambiguità per la comprensione è l'errore comune di riportare in italiano la costruzione portoghese :
"queria conseguir fazer",
ebbene in italiano il verbo 'riuscire' esige l'uso della preposizione semplice - a - perché la frase sia corretta e chiara.
Infatti una semplice pausa tra 'riuscire' e 'fare', quando si parla, può far credere ad un parlante italiano che si sta cambiando discorso, come occorre normalmente nel linguaggio parlato come ad esempio:
"volevo riuscire... fare quel che voglio, ecco"

martedì 14 dicembre 2010

"Dopo *di fare"

Tipico errore di interferenza del portoghese brasiliano: "Dopo *di fare questo" o anche "Dopo *fare questo".
In italiano questa costruzione, non comune nel linguaggio parlato, deve essere resa con l'infinito passato e cioè:
"Dopo aver fatto questo...".
Per evitare errori si può ricorrere ad una costruzione molto più comune.
Vediamo un esempio:
"Depois de comer, costumo dar uma volta."
in italiano posso dire, usando un sostantivo:
"dopo pranzo, di solito faccio due passi"
o posso usare il participio passato:
"dopo mangiato, faccio sempre due passi"
ma è una costruzione che non va bene con tutti i verbi, come non va bene con tutti i verbi e situazioni, l'uso del participio assoluto:
"Fatto questo, sono uscito".

italiano antico

La curiosità è un'ottima motivazione per l'apprendimento e sviscerare una ricetta in italiano antico per capirla, trasformarla e realizzarla è un ottimo modo per mantenere alta l'attenzione:

salsa per vivande

la ricetta semplice e antica, tratta da "L'economia del cittadino in villa"
di Vincenzo Tanara, Venezia 1661.
(Reperibile in google libri)

Ecco l'originale:
Con pane abbruscato, fatto bollire in una pignatta con vino rosso,
mosto cotto, e un poco d'aceto, poi passato,
e incorporato con speciarie, pepe, zafferanno,
farai altra peverata da servirsi nel sudetto modo e anche
per le vivande de' giorni da magro.


Prima di tutto, mettiamo tutto in italiano attuale.

Con pane tostato, fatto bollire in una pentola con vino rosso,
mosto cotto, e un poco d'aceto, poi passato,
e incorporato con spezie, pepe, zafferanno,
farai altra salsa piccante da servirsi come detto prima (con la carne)
e anche per le vivande de' giorni da magro (cioè senza carne).

Vediamo di renderla pratica:

Prendi del pane raffermo,
lo metti in forno per 10 minuti,
lo sbricioli,
lo metti in una pentola con un bicchiere di vino,
e un po' d'aceto,
lo fai cuocere fino ad assorbire il vino,
mescoli per bene
per farne una pastella e poi
incorpori pepe, zafferano, noce moscata ed altro,
nella quantità che desideri.

Si usa fredda sul lesso o su verdure cotte.

"All'Italia"

tra breve completeremo una guida alla parafrasi della canzone petrarchesca "All'Italia" di strettissima attualità a sette secoli dalla composizione